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Manipolare la luce

"Di giorno una finestra è una bellissima lampada":

questa frase può benissimo sintetizzare la visione di Gae Aulenti, una degli architetti più influenti a livello mondiale del Novecento, che ha lavorato a progetti di grande importanza cercando sempre di rispettare il contesto urbano in cui essi erano inseriti.




Il rapporto con la luce è infatti il leitmotiv della sua intera carriera, che andremo a ripercorrere nei paragrafi seguenti, concentrandoci in particolare sui lavori che ha effettuato nella città di Milano, dove la Aulenti si è formata e dove ha concepito la sua visione personale dell’architettura. Una ricerca costante di equilibrio, dove le vecchie strutture architettoniche vengono rinnovate in maniera efficace, soprattutto utilizzando vetro e metallo, due materiali simbolo dell’Art Nouveau e che incarnano alla perfezione i valori promulgati dalla Aulenti, vale a dire la ricerca della luminosità perfetta, filtrata attraverso barriere discrete e al tempo stesso funzionali. Il tutto nel pieno rispetto del tessuto urbano precedente, in modo tale da creare un’armonia di fondo in cui si inserisce la relazione tra l’uomo e gli elementi architettonici.

Gli anni universitari e il Neoliberty

Nata a Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine, il 4 dicembre 1927, e morta a Milano, il 31 ottobre del 2012, Gae Aulenti - all’anagrafe Gaetana - si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1953, ateneo presso il quale consegue l’abilitazione professionale e dove comincia la sua carriera come assistente universitaria di Ernesto Nathan Rogers, direttore delle riviste Domus e Casabella. È negli Anni ’50 che la Aulenti si approccia alla filosofia del Neoliberty, una corrente architettonica il cui obiettivo era quello di recuperare le tendenze del passato, cercando la morbidezza delle linee e soprattutto il giusto rapporto di luce, naturale e artificiale, all’interno degli ambienti. Questa corrente si opponeva in modo radicale alle tendenze razionaliste e organiche, che vedevano i loro principali alfieri nelle forme minimali del Bauhaus e in quelle ispirate alla natura di Frank Lloyd Wright. Non è un caso dunque che una delle sue prime opere, la cosiddetta "Lampada-pipistrello", sia il risultato di forme armoniose, dalla potente espressività e che si ispirano appunto alle ali di questo animale per creare la forma del paralume. La lampada viene disegnata per Olivetti nel 1965, in occasione di uno showroom realizzato anche a Parigi.

Il Museo D’Orsay: un classico esempio di rinnovamento dell’architettura urbana

Sempre a Parigi la Aulenti lavorò alla creazione del Museo D’Orsay, inaugurato nel 1986 e ricavato da un’ex stazione ferroviaria della metropolitana, ed è proprio dalla caratteristica struttura ad archi, fatta di vetro e metallo, da dove si diffonde una fantastica luce naturale, che la celebre architetto riparte per la sua riconversione. Qui vecchio e nuovo convivono in maniera armoniosa: basti pensare infatti al sistema d’aria condizionata e ai dispositivi di insonorizzazione perfettamente inseriti nei cassettoni della volta, per capire come l’idea della Aulenti fosse quella di basarsi sull’architettura urbana precedente per poi rinnovarla in maniera semplice e al contempo geniale. Inoltre l’ampia vetrata è servita alla Aulenti per valorizzare a livello d’illuminazione le oltre 4000 installazioni d’arte presenti nel museo, in modo tale da creare un’atmosfera dove luce artificiale e naturale convivano in perfetta simbiosi, unendo le forze per dare risalto ai capolavori dell’arte custoditi nelle sale.

Lo Spazio Oberdan a Milano

Sempre partendo da uno spazio precedentemente costruito la Aulenti realizza a Milano un lavoro di riqualificazione dello Spazio Oberdan, un’area di settecento metri quadri dove sono stati ricreate sale espositive a scopi artistici, ma anche un auditorium da 200 posti, intitolato alla poetessa Alda Merini. Qui sono state ospitate negli anni diverse mostre cinematografiche, oltre che rassegne di carattere culturali organizzate dal Comune e dalla Provincia di Milano.

La facciata delle Ferrovie Nord riqualificazione urbana di Piazzale Cadorna

Sempre nella città meneghina viene chiamata a ridefinire lo spazio antistante a Piazzale Cadorna, dove dal 1956 troneggia la stazione delle Ferrovie Nord di Milano, una costruzione austera e dalle linee minimali, che nel progetto della Aulenti viene integrata a livello cromatico e architettonico con lo spazio antistante. Infatti la creazione delle nuove pensiline, d’ispirazione ottocentesca, lega la facciata e il piazzale grazie all’utilizzo degli stessi colori dei pilastri portanti, che amplificano la profondità spaziale dello spazzo, delle vetrate e delle strutture. Ma il vero fiore all’occhiello della piazza rimane la scultura di Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, che rappresenta un gigantesco ago con filo colorato e un nodo: un’opera di chiara matrice pop, realizzata a partire da materiali quali acciaio e vetroresina, che serve in parte a "svecchiare" l’austerità dei palazzi circostanti, senza però interferire con l’usufrutto degli spazi pedonali e col resto delle architetture. Anche in questo caso il progetto della Aulenti altro non fa che migliorare ciò che precedentemente è stato installato, integrandolo con la modernità urbana e con la necessità di avere spazi pedonabili e al tempo stesso esteticamente gradevoli. Da notare poi che le pensiline, oltre ad avere la funzione di riparo dalle intemperie, servono a filtrare la luce naturale e a preparare alla penombra della stazione chi si appresta ad entrarvi. L’effetto è quello di essere inseriti in una gigantesca vetrata, dove le insegne luminose dei treni e la luce del sole convivono in perfetta armonia. Infine sono stati rivisti ance gli accesi alle due fermate della metropolitana che si situano sotto la superficie stradale di Piazzale Cadorna, con la presenza discreta e funzionale di una copertura che richiama le stesse forme e colori delle pensiline antistanti la stazione delle Ferrovie Nord.

Il premio alla carriera e la piazza in zona Garibaldi

L’importanza del lavoro architettonico di Gae Aulenti assume negli ultimi anni della sua vita due manifestazioni simboliche; la prima è il ricevimento del premio alla carriera, che il 16 ottobre del 2012 le viene consegnato dalla Triennale, a pochi giorni dalla sua scomparsa. Il secondo invece è un omaggio postumo, vale a dire l’inaugurazione della piazza a lei dedicata nel nuovo quartiere Garibaldi di Milano - la quale è al centro del complesso della Unicredit Tower - avvenuta il 7 dicembre del 2012.

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